La Corte di Cassazione, il 30 agosto scorso, ha confermato il dictum della Corte d’Appello di Milano del 2017 che condannava Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, a restituire a Silvio Berlusconi, una somma che si aggira intorno a 60 milioni di euro. Un bel gruzzoletto che l’ex moglie del fondatore della Mediaset avrebbe ottenuto a titolo di mantenimento.
Il motivo? Sia secondo il giudice di seconda istanza che secondo la Suprema Corte, la Lario non avrebbe avuto diritto all’assegno di mantenimento da parte dell’ex marito, assegno che tra l’altro le era stato riconosciuto dal giudice di Monza in primo grado e fissato nella somma di un milione e 400mila euro mensili. Ma vediamo come si è arrivati all’ordinanza del 30 agosto 2019.
Lario-Berlusconi: dal primo grado alla Cassazione, la sentenza si ribalta
Una lunga battaglia legale quella tra il cavaliere e la sua ex moglie Veronica Lario che ha avuto inizio nel 2012, dopo la fine di un matrimonio durato ben 27 anni.
Nella causa di separazione, l’assegno di mantenimento fu fissato originariamente in 3 milioni di euro, ridotto poi in appello a 2 milioni. Fu poi il Tribunale di Monza, competente sulla causa di divorzio, a ridurre ulteriormente l’assegno di mantenimento a 1 milione e 400mila euro. Si arriva così alla sentenza della Corte d’Appello di Milano che, aderendo all’orientamento giurisprudenziale secondo il quale al coniuge autosufficiente dal punto di vista economico non spetta alcun assegno di mantenimento, revoca l’assegno riconosciuto alla Lario dal giudice di prima istanza e ordina contemporaneamente alla stessa la restituzione di quanto ricevuto con l’assegno divorzile da marzo 2014, ossia dal momento dello scioglimento del matrimonio (una somma che si aggira intorno a 60 milioni di euro).
Contro la sentenza del giudice di seconda istanza i legali della Lario propongono ricorso alla Suprema Corte e chiedono l’annullamento della sentenza del Tribunale di Milano. La Cassazione, invece di annullare, conferma la sentenza del giudice d’Appello e mantiene nei confronti dell’ex moglie del Cavaliere l’obbligo di restituire quanto percepito a titolo di mantenimento.
L’ordinanza della Corte di Cassazione che revoca l’assegno divorzile: le novità e i motivi su cui si fonda
L’ordinanza della Suprema Corte dello scorso 30 agosto ha rigettato sia il ricorso della Lario, che chiedeva l’annullamento della sentenza del Tribunale d’Appello, sia quello incidentale dei legali di Berlusconi che invece chiedevano che la revoca dell’assegno di mantenimento dovesse decorrere a partire da un momento ancora anteriore rispetto a quello stabilito in seconda istanza, ossia marzo 2014.
Le novità nel ragionamento della Cassazione, che hanno poi portato a confermare la decisione del giudice d’appello, hanno riguardato sostanzialmente due aspetti. Il primo è che la sproporzione dal punto di vista economico e patrimoniale tra i coniugi non è stata causata dalle scelte operate dagli stessi nel corso del matrimonio in quanto il signor Berlusconi aveva già costruito, prima delle nozze con la Lario, la sua ricchezza.
Il secondo motivo, utilizzato anche dagli stessi legali del cavaliere per contestare le pretese dell’ex moglie, è dato dal fatto che la signora Miriam Bartolini (vero nome di Veronica Lario) è stata abbondantemente ricompensata degli sforzi, delle rinunce fatte a livello professionale e dell’apporto che ha fornito alla gestione della vita familiare e per la crescita dei figli.
Quanto appena affermato è provato dai conferimenti che Silvio Berlusconi ha fatto all’ex moglie nel corso del matrimonio, assegnazioni il cui valore si aggira intorno ai 16 milioni di euro e che permetterebbero alla donna di poter vivere in condizioni di assoluta agiatezza e il mantenimento di un alto tenore di vita nonostante lo scioglimento del vincolo matrimoniale.